Una famiglia appena arrivata a Jerbana, a soli 20 km dal confine sudanese, con tutti i suoi beni su un carro trainato da un asino. È il mezzo di trasporto utilizzato dalla maggior parte dei rifugiati che attraversano il confine verso il Sud Sudan.
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Una famiglia appena arrivata a Jerbana, a soli 20 km dal confine sudanese, con tutti i suoi beni su un carro trainato da un asino. È il mezzo di trasporto utilizzato dalla maggior parte dei rifugiati che attraversano il confine verso il Sud Sudan.
© Diego Menjíbar

Sud Sudan, Rapporto MSF: “Collasso sistema sanitario e violenze minacciano vite umane”

Le persone in Sud Sudan affrontano un estremo deterioramento della situazione umanitaria, mentre l’interesse e il sostegno a livello internazionale continuano a diminuire. È quanto emerge dal rapporto pubblicato oggi da Medici Senza Frontiere (MSF), “Lasciati indietro: aumento della violenza e collasso del sistema sanitario”, che con dati medici e testimonianze di pazienti, operatori sanitari, membri della comunità e personale sanitario, evidenzia l’impatto umano di un sistema sanitario vacillante e di una risposta umanitaria inadeguata.

"Il sistema sanitario del Sud Sudan è al limite. In ogni luogo dove operiamo, vediamo enormi lacune nei servizi sanitari con strutture non funzionanti o gravemente colpite dalla mancanza di medicinali e personale. Le persone muoiono per malattie prevenibili e curabili. Le strutture sanitarie hanno bisogno di reale supporto, non di promesse.

Vittorio Oppizzi, responsabile dei programmi di MSF in Sud Sudan

Il 2025 ha segnato la fase peggiore dell’intensificarsi del conflitto dalla firma dell’accordo di pace del 2018, a causa dell’aumento degli scontri tra forze governative e di opposizione e altri gruppi armati. L’aumento della violenza, degli attacchi alle strutture sanitarie da parte di tutte le parti in conflitto e le restrizioni all’accesso umanitario stanno ulteriormente ostacolando la fornitura di assistenza sanitaria e aiuti. Secondo le Nazioni Unite, da gennaio nuove ondate di violenza hanno provocato lo sfollamento di oltre 320.000 persone e la morte di altre 2.000. A Malakal, tra aprile e novembre 2025, le équipe di MSF hanno trattato 141 pazienti con traumi di diverso tipo, tra cui donne e bambini, molti dei quali con ferite da arma da fuoco.

In palese violazione del diritto umanitario internazionale, il 2025 ha visto anche un forte aumento degli attacchi alle strutture sanitarie da parte di tutte le parti in conflitto. Solo MSF ha subito 8 attacchi mirati contro le sue strutture e il suo personale negli stati dell'Equatoria Centrale, Jonglei e Alto Nilo, che hanno costretto alla chiusura di 2 ospedali a Ulang e Old Fangak. Il 3 dicembre scorso, una struttura di MSF è stata colpita da un attacco aereo nella città di Pieri, nello stato di Jonglei. Lo stesso giorno, le équipe di MSF hanno assistito a ulteriori attacchi aerei a Lankien, dove l’organizzazione gestisce strutture sanitarie.

Ospedale di MSF a Old Fangak, in Sud Sudan, dopo essere stato deliberatamente bombardato il 3 maggio 2025.

Ospedale di MSF a Old Fangak, in Sud Sudan, dopo essere stato deliberatamente bombardato il 3 maggio 2025.

© MSF

Le comunità stanno affrontando molte crisi sovrapposte: conflitti, sfollamenti su larga scala, inondazioni, malnutrizione ed epidemie, inclusa la più grande epidemia di colera nella storia del Sud Sudan. Il sostegno internazionale, tuttavia, ha continuato a diminuire nel corso del 2025, nonostante le condizioni di vita e l’accesso ai servizi essenziali stiano peggiorando.

Da luglio 2024 in Sud Sudan è attivo il progetto Health Sector Transformation Project (HSTP), finanziato da più donatori, che ad oggi rimane il principale mezzo di erogazione dei servizi sanitari nel paese. Gestito dal governo insieme all’OMS, UNICEF e ad altri partner, il progetto mirava inizialmente a sostenere 1.158 strutture sanitarie in 10 stati e 3 aree amministrative del paese. Tuttavia, a causa delle limitazioni nei finanziamenti, al momento il programma supporta solo 816 strutture, che continuano a registrare carenze persistenti di medicinali e personale.

“Ci è voluta un’ora per arrivare a Toch. A Keudern c’è solo una piccola struttura sanitaria, ma non ha tutti i farmaci necessari e in più le scorte finiscono velocemente. Quando ci ho portato mio figlio, non c’erano medicine” racconta una donna a un’équipe di MSF a Toch.

Arual Manyok, 32 anni, e sua figlia Adit Ayuel, 3 anni, che hanno ricevuto un trattamento antimalarico (MDA), parlano con il personale di MSF davanti al loro tukul. “Se confrontiamo la situazione prima e dopo l’inizio della distribuzione dei farmaci antimalarici da parte di MSF, la differenza è enorme. Tutti i bambini che hanno ricevuto il medicinale non hanno più avuto la malaria. Solo i bambini che non hanno ricevuto il farmaco si ammalano”, spiega Arual.

Arual Manyok, 32 anni, e sua figlia Adit Ayuel, 3 anni, che hanno ricevuto un trattamento antimalarico (MDA), parlano con il personale di MSF davanti al loro tukul. “Se confrontiamo la situazione prima e dopo l’inizio della distribuzione dei farmaci antimalarici da parte di MSF, la differenza è enorme. Tutti i bambini che hanno ricevuto il medicinale non hanno più avuto la malaria. Solo i bambini che non hanno ricevuto il farmaco si ammalano”, spiega Arual.

© Paula Casado Aguirregabiria/MSF

La malaria continua a rappresentare una grande sfida e la principale causa di morbilità e mortalità in Sud Sudan, in particolare per donne e bambini. Nonostante ciò, il 2025 è stato il secondo anno consecutivo per gravi carenze di farmaci antimalarici in tutto il paese durante la stagione di picco. Senza un trattamento tempestivo, la malaria può diventare rapidamente letale. Solo tra gennaio e settembre 2025, le équipe di MSF hanno curato 6.680 persone affette da malaria grave che necessitavano di ricovero.

Da anni la popolazione del Sud Sudan affronta alcuni dei bisogni medici e umanitari maggiori al mondo. Nel 2025, la situazione è peggiorata drasticamente. Il bisogno sempre crescente di assistenza richiede un’azione urgente: i donatori internazionali devono mantenere i loro impegni nel sostenere gli sforzi sanitari e umanitari, e le lacune degli attuali programmi in corso nel paese devono essere colmate quanto prima.

È necessario garantire la consegna puntuale di farmaci essenziali, forniture e stipendi per gli operatori sanitari. In un contesto di violenza crescente, devono inoltre essere assicurati l’accesso umanitario, la protezione dei civili e il rispetto delle strutture sanitarie. MSF chiede, inoltre, al governo del Sud Sudan di aumentare il budget nazionale destinato alla sanità, in linea con l’impegno della Dichiarazione di Abuja che prevede l’allocazione del 15% del budget alla salute. Attualmente, solo l’1,3% del budget nazionale è destinato al settore sanitario.

La situazione è catastrofica. I bisogni urgenti della popolazione del Sud Sudan richiedono un’azione coordinata, un rinnovato impegno e una reale solidarietà internazionale. Il mondo non può voltarsi dall’altra parte, soprattutto adesso.

Vittorio Oppizzi, responsabile dei programmi di MSF in Sud Sudan